Con le CEEAG (Climate Energy and Environmental Aid Guidelines), la Commissione europea ha previsto una riforma degli aiuti di Stato per favorire il raggiungimento della carbon neutrality. L’energia e la sua produzione da fonti rinnovabili sono al centro della nuova disciplina.
Gli obiettivi previsti per una carbon neutrality europea al 2050 vanno di pari passo con il pacchetto di riforme messe a punto dalla Commissione UE. Intorno al tema dell’energia, ruotano la maggior parte delle azioni promosse dagli Stati membri per favorire la crescita sostenibile e la riduzione delle emissioni di CO2.
Le EEAG
Già nel 2014, la Commissione europea aveva disciplinato, per la prima volta, gli aiuti di Stato. Nascevano, così, le EEAG (Energy and Environmental Aid Guidelines), le linee guida per armonizzare la normativa sui sussidi di Stato per il finanziamento dei progetti, pubblici e privati, sull’efficienza energetica e la tutela ambientale. Un risultato politico importante perché metteva al centro dell’agenda europea il tema della sostenibilità e della transizione energetica.
Prendeva il via quel percorso che avrebbe portato alla formulazione del Clean Energy Package e del Fit for 55, due pacchetti che fanno leva sull’evoluzione delle tecnologie a supporto della transizione energetica.
Le CEEAG
Evoluzione delle EEAG, le CEEAG disciplinano gli aiuti di Stato a favore del clima, dell’ambiente e dell’energia. Entrata in vigore il primo gennaio 2022, ha l’obiettivo di estendere le categorie di investimenti e di tecnologie che gli Stati membri possono sostenere previo consenso della Commissione europea. Oltre ai settori già previsti dalle EEAG, si è ampliata la platea di soggetti che potranno beneficiare degli aiuti di Stato includendo quasi tutti i settori dello sviluppo sostenibile: mobilità green, infrastrutture, economia circolare, riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità più tutte le misure per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento energetico. Il tutto è concepito per supportare le nuove priorità strategiche stabilite dal Green Deal europeo.
CEEAG: carbon neutrality ed efficienza energetica per imprese e cittadini
L’evoluzione normativa ha visto un ampliamento delle tecnologie che hanno accesso agli aiuti. Potranno beneficiarne tutte quelle in grado di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050, compreso l’idrogeno. Una nuova sezione è dedicata alla riorganizzazione, semplificata, del processo di valutazione degli investimenti in settori come: energie rinnovabili, efficienza energetica dei processi di produzione e della decarbonizzazione industriale. Importante sottolineare l’implementazione di sezioni specifiche dedicate agli aiuti che incentivano gli investimenti in settori prioritari come il miglioramento delle prestazioni energetiche dei fabbricati e la mobilità green. Grazie a questa riforma sarà possibile coprire fino al 100% del deficit di finanziamento anche grazie all’introduzione di nuovi strumenti di aiuto finanziario: i Carbon Contracts For Difference.
Le CEEAG per le imprese energivore
Un altro punto importante riguarda le imprese energivore. Con la nuova disciplina sono introdotte delle modifiche alle norme vigenti su alcuni sgravi da prelievi fiscali sull’energia elettrica per gli utenti a forte consumo energetico. I nuovi sgravi fiscali previsti sono vincolati agli impegni assunti dai beneficiari per ridurre la loro carbon footprint. Il tutto è costruito per evitare la delocalizzazione delle attività produttive, particolarmente emissive, verso Paesi con condizioni meno restrittive.
Con la nuova disciplina, aumenta la flessibilità e la razionalizzazione delle norme per gli investimenti green. Una semplificazione procedurale di cui non beneficerà l’energia nucleare che non avrà accesso all’iter semplificato previsto.
La Commissione europea ha così delineato un percorso sempre più definito e coerente con gli obiettivi di carbon neutrality al 2050 fornendo strumenti concreti per l’attuazione delle nuove politiche economiche in favore della transizione ecologica. Adesso la palla passa ai singoli Stati membri che devono allineare i propri sistemi normativi entro il 2024.
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