“Sappiamo che è necessario il cambiamento e sappiamo che è possibile. Il Green Deal è il nostro piano per realizzare questa trasformazione”. Con queste parole, la Presidente della Commissione europea, Ursula Von Der Leyen presentava il Green Deal UE durante il primo discorso post pandemia. In quel momento, l’Europa ha delineato la sua strategia economica al 2050 incentrandola sulla sostenibilità e sulla decarbonizzazione: la crisi pandemica è diventata un’opportunità per avviare la trasformazione green profilata dalla Von Der Leyen. Al centro delle nuove politiche, la ridefinizione dei vettori energetici e dei sistemi per l’efficienza energetica.
Cosa prevede il Green Deal?
Pubblicato l’11 dicembre del 2019, il Documento prevede una serie di impegni, a livello europeo, volti a raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) del 55% rispetto ai livelli del 1990. Il tutto, entro il 2030. Con questa prospettiva, l’Europa ambisce a diventare il primo continente net-zero emissions entro il 2050. Grande attenzione è data alle tematiche energetiche, con la previsione di investimenti a supporto delle energie rinnovabili e di soluzioni per la produzione di energia da fonti alternative ai combustibili fossili.
Come riuscirci?
Per conseguire degli obiettivi così ambiziosi, è necessario un intervento a più livelli: un approccio olistico che coinvolga la politica, il mondo della finanza e il mondo delle industrie coordinandone le attività. Il raggiungimento del nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 richiederà 350 miliardi di investimento a supporto del processo di transizione ed implementazione del nuovo modello economico greentech. Attore chiave per lo sviluppo del piano è la Banca Europea per gli Investimenti che ha previsto una serie di interventi, a sostegno dell’economia europea, allineando le proprie attività di finanziamento all’Accordo di Parigi.
Un processo difficile verso la Green Industrial Revolution che necessita di coesione politica. E di una roadmap, un Piano che sviluppi concretamente il Green Deal ridefinendo la legislazione su clima ed energia: il Fit for 55.
Cos’è il Fit for 55?
Passare dalla teoria alla pratica: il Fit for 55 è un pacchetto di riforme adottate dall’Unione europea per rendere le politiche in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ridurre le emissioni nette di gas serra. Sono tredici le proposte legislative comprensive di revisioni delle direttive già esistenti a cui si aggiungono cinque nuove proposte. Gli obiettivi previsti sono vincolati dalla Legge europea sul clima.
In modo strutturale e trasversale, la Commissione europea ha ridefinito gli standard necessari per la crescita economica dell’UE intervenendo, in modo equo, sui diversi settori strategici ed economici.
Una transizione equa e competitiva
Con questo pacchetto di riforme, l’Unione europea ha colto l’opportunità per creare un sistema economico che, da un lato, punta a ridurre le disuguaglianze sistemiche e, dall’altro, incentiva la crescita economica ricorrendo a meccanismi che favoriscono la competitività. In questo senso, basti pensare all’importanza data al nuovo Fondo sociale per il clima che fornirà, agli Stati membri, i finanziamenti per sostenere i cittadini europei a rischio di povertà energetica.
Le riforme
Oltre al Social Fund, grande importanza è data alla revisione del sistema EU-ETS, il mercato mondiale della CO2 che sarà esteso al trasporto pesante su strada, al trasporto marittimo e agli edifici. Una modifica che sarà supportata dal Fondo sociale per il clima per evitare che il suo onere economico gravi sui consumatori più vulnerabili. Altre importanti revisioni riguardano l’Hydrogen and Decarbonised Gas Package, l’Energy Performance of Buildings Directive, l’Effort sharing regulation (ESR), l’Energy tax directive (ETD), la Energy Efficiency Directive (EED) e la Renewable Energy Directive (RED) che regolamenta anche le CER e le CEC (Comunità Energetiche entrate a sistema nella regolamentazione italiana). Un mix di riforme che mira a coinvolgere, sempre più, sia il mondo delle industrie che i privati cittadini in questo lungo percorso verso la decarbonizzazione.
Energia al centro
Al centro della discussione, l’energia intesa come vettore strategico per il raggiungimento dell’obiettivo di riduzione delle emissioni GHG. Da sempre motore del mondo e fonte primaria per lo sviluppo della produttività, è necessaria una sua ridefinizione in termini di sostenibilità. Costruire un sistema legislativo che finanzi e sostenga l’implementazione delle energie rinnovabili è necessario per la decarbonizzazione del continente. Da sole, non basteranno: rivedere i pacchetti per il finanziamento delle nuove tecnologie energetiche è un passaggio complementare e necessario. Di certo, la strada verso l’approvazione del Fit for 55 è lunga e complessa e necessiterà dell’impegno coeso di tutti gli attori coinvolti: dalla politica alle industrie passando per il mondo della finanza.
Ad oggi abbiamo una sola certezza: citando Frans Timmermans, “dobbiamo tornare a vivere entro i limiti del Pianeta”.