Dal primo gennaio 2023, gli standard ESRS saranno integrati nella nuova CSRD dell’UE. La Corporate Sustainability Reporting Directive approvata dall’UE, prevede dei nuovi parametri per la rendicontazione della sostenibilità. La direttiva ha ampliato la fascia di soggetti coinvolti a presentare l’analisi ESG: grandi imprese e società quotate saranno obbligate a rendicontare il proprio impatto in termini di ambiente, società e governance. Gli Stati membri hanno 18 mesi di tempo per recepire la direttiva integrandola nei rispettivi ordinamenti nazionali. Rispetto ai GRI Standard, le differenze di approccio all’analisi ESG sono diverse.
Standard ESRS e GRI: quali differenze?
Quando si parla di rendicontazione della sostenibilità, si pensa subito ai GRI Standard. Sviluppati grazie al contributo di numerosi stakeholder, forniscono una guida accurata per l’analisi della sostenibilità delle imprese. I nuovi GRI Standard 2021 hanno incluso anche le linee guida sulle tecnologie digitali e l’automazione che possono essere utilizzate per semplificare il processo di analisi ESG. L’aggiornamento degli standard riflette, in parte, i nuovi standard ESRS previsti dalla recente direttiva CSRD dell’UE con una differenza sostanziale: l’analisi della doppia materialità. Gli standard ESRS, molto più dettagliati e specifici, obbligano le imprese ad analizzare, oltre all’impatto ambientale, anche l’impatto finanziario. Ovvero, le società dovranno misurare quanto le politiche di sostenibilità incidano sull’impresa e sul suo modello di business.
Tempistiche di implementazione dei nuovi standard
Il 16 novembre 2022, l’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG) ha approvato e inviato alla commissione europea la prima bozza relativa ai 12 standard ESRS. Gli standard proposti cercano di armonizzare i protocolli internazionale di analisi dei fattori ESG trovando una sintesi tra i GRI Standard e i principi dell’ISSB. La Commissione europea dovrà ora consultare gli organismi dell’UE e gli Stati membri sulle bozze di ESRS proposte da EFRAG, prima di adottare gli standard definitivi attraverso gli atti delegati previsti entro il 30 giugno 2023. Entro l’anno successivo, saranno pubblicati sia gli standard settoriali che quelli previsti per le PMI quotate. I nuovi obblighi di reportistica saranno introdotti gradualmente. Le aziende già obbligate alla presentazione della DNF dovranno applicare gli ESRS già nell’esercizio 2024. Le grandi imprese, dovranno farlo a partire dal 2025 mentre le PMI quotate lo faranno dal 2026. Ogni dichiarazione dovrà essere validata da un revisore o da un certificatore indipendente accreditato.
Standard ESRS: principi di rendicontazione
I principi di rendicontazione degli standard ESRS si dividono in tre gruppi: fattori ambientali, fattori sociali e governance. Per ogni gruppo, le imprese saranno tenute a specificare le informazioni relative ai sottogruppi indicati dal nuovo modello di reportistica. È previsto che gli standard debbano tener conto delle difficoltà che le imprese possono incontrare nel raccogliere informazioni lungo tutta la catena del valore, in particolare da quelle controparti che non sono obbligate a comunicare informazioni dalla CSRD e dai fornitori dei mercati e delle economie emergenti. Le norme specificano che le informazioni sulle catene del valore devono essere proporzionate e pertinenti alla portata e alla complessità delle attività, nonché alle capacità e alle caratteristiche delle imprese nella value chain, in particolare quelle delle imprese che non sono soggette agli obblighi di rendicontazione di sostenibilità.
La visione dell’Unione europea
Con la nuova direttiva CSRD e gli standard ESRS, l’Unione europea ha definito, ulteriormente, i passaggi necessari per la costruzione di un continente net-zero emission. La definizione del nuovo paradigma di rendicontazione si inserisce nel processo di rinnovamento delle economie dei Paesi membri. I nuovi criteri di rendicontazione hanno lo scopo di guidare la società verso un’economia maggiormente sostenibile e inclusiva. Il tutto si inserisce in quadro di insieme volto a diminuire i rischi finanziari innescati dai cambiamenti climatici in corso. Per un’economia resiliente, giusta e trasparente.